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Quanti tipi di olio d’oliva esistono? Ecco l’elenco completo

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Quanti tipi di olio d’oliva esistono? Ecco l’elenco completo

Vari tipi di oli d'oliva

Dalla spremitura e lavorazione delle olive si possono ricavare diversi tipi di olio. La loro classificazione dipende dal grado di qualità che si riesce ad ottenere.

Infatti, in base alla qualità, l’olio viene classificato in 5 tipologie:

  1. Olio extra vergine d’oliva
  2. Olio vergine d’oliva
  3. Olio di oliva lampante
  4. Olio di oliva
  5. Olio di sansa di oliva

Tipi di olio d'oliva

I vari tipi di olio d’oliva

Vediamo ora nel dettaglio quali sono i criteri e le caratteristiche per classificare un olio d’oliva e determinre quali siano i migliori tipi di olio da mettere a tavola.

Olio extra-vergine d’oliva

Al primo posto tra i tipi di olio più pregiati non poteva che esserci sua maestà l’olio extra-vergine d’oliva.

Tale classificazione deriva dalle sue qualità organolettiche, aromatiche e dalle caratteristiche benefiche per il nostro organismo, come le ormai note proprietà antiossidanti.

Al fine di essere classificato extra-vergine, un olio deve rispettare una serie di parametri stabiliti dal DM 509/87 e dalle norme UE. Il parametro principale è quello dell’acidità, che deve tassativamente risultare inferiore allo 0,8%.

L’acidità indica quanto sia integra la molecola dell’olio. Dunque, ad una bassa acidità corrisponde una molecola di olio più sana e viceversa.

L’olio extra-vergine, per essere definito tale, deve anche aver superato la fase della valutazione organolettica.

Questo esame si effettua attraverso l’assaggio dell’olio da parte di un panel di sommelier professionisti. L’olio dovrà risultare privo di difetti e presentare un gusto fruttato.

 

Olio extra vergine d'oliva a tavola

 

Olio d’oliva vergine

Anche questo, tra i vari tipi di olio, viene ottenuto dalla lavorazione diretta dell’oliva. Tuttavia, risulta essere meno pregiato e ha meno sostanze benefiche se paragonato all’olio extra-vergine.

Per essere classificato come vergine, deve avere un’acidità compresa tra lo 0,8% e il 2%. La molecola di questo olio, quindi, è leggermente meno “pura” o integra, rispetto a quella di un olio extra-vergine.

Olio d’oliva lampante

Questa tipologia di olio presenta un livello di acidità superiore al 2%, la molecola di questo tipo di olio sarà quindi molto più danneggiata ed impura rispetto alle due tipologie precedenti.

L’olio lampante presenta gravi difetti organolettici, che lo rendono inadatto al consumo alimentare.

Una qualità così scadente può essere causata da diverse ragioni, tra le quali:

  • Condizioni climatiche sfavorevoli
  • Un attacco da parte di agenti patogeni ai danni delle olive
  • Procedure errate e non conformi alle normative avvenute durante il corso della produzione

L’olio lampante viene così denominato perché anticamente lo si utilizzava come combustibile per accendere le lampade, dette appunto lampade ad olio

Olive in fase di lavorazione

Olio di oliva

Molto spesso, sugli scaffali dei supermercati, si possono trovare delle bottiglie di olio d’oliva che sull’etichetta presentano la scritta: “olio di oliva ottenuto da miscele di oli di oliva raffinati e oli di oliva vergini.

Purtroppo, i consumatori vengono tratti spesso in inganno dalle prime parole e lo acquistano, senza considerarne l’origine e la reale composizione, confondendolo con un più pregiato olio extra-vergine.

La qualità di questo tipo di olio, in realtà, è ben al di sotto di quella dell’olio extra-vergine.

Lo si ottiene, come dice l’etichetta, miscelando l’olio vergine di oliva (trattato nei paragrafi precedenti) con olio di oliva raffinato.

L’olio d’oliva raffinato

Lo si ottiene dalla raffinazione dell’olio d’oliva lampante attraverso dei procedimenti chimici che ne riducono il tasso di acidità che, come abbiamo visto, è superiore al 2%, al fine di renderlo fruibile anche dall’industria alimentare.

Tuttavia, un olio del genere non può essere venduto al dettaglio. È infatti obbligatorio che sia miscelato con olio vergine di oliva, per ottenere il prodotto denominato semplicemente “olio di oliva”.

 

Sansa i oliva

Olio di sansa di oliva

La sansa non è altro che la sostanza che rimane come scarto della lavorazione delle olive per la produzione dell’olio extra-vergine.

È una sorta di pasta di olive che contiene ancora una piccola quantità di olio residua che però non può più essere estratta con procedure meccaniche, bensì solo con l’utilizzo di solventi.

Con la successiva raffinazione di questo prodotto estratto si può ottenere un olio che, come quello di oliva semplice, risulta essere inodore e insapore.

A questo prodotto viene poi aggiunta una percentuale di olio vergine d’oliva, a discrezione del produttore, così da acquisire maggiore sapore e aroma. A questo punto ne risulterà un prodotto che potrà essere venduto come “olio di sansa d’oliva”.

È difficile trovarlo sul mercato poiché i suoi principali utilizzi sono di tipo industriale, ad esempio nell’ambito della panificazione.